Un MVP per non farne 100
28.04.2020
Un MVP (Minimum Viable Product) è la versione primordiale di un software che permette all'ideatore o alla startup di ricevere feedback e verificare se la propria idea funziona.
Chi è del settore avrà sentito sicuramente parlare di MVP. Ma a cosa serve esattamente? Proviamo a vedere un esempio.
Immaginate che una startup X stia lavorando ad un’idea geniale che dovrebbe cambiare il modo di comunicare fra le persone. In poco tempo trova degli investitori, grazie ai quali la startup ha il budget per iniziare lo sviluppo del progetto. Dopo 6 mesi, esce sul mercato con la sua idea sviluppata, ma si scontra con una serie di problematiche che non aveva considerato o che pensava fossero poco importanti per l’utenza. Si ritrova così a dover cambiare grosse parti del progetto per rispettare le esigenze degli utenti. Così, dopo una lunga serie di rilasci con nuove feature e adattamenti alle richieste degli utenti, 6 mesi dopo ancora (quindi ad un anno dalla partenza), si ritrova ad avere un progetto completamente cambiato, che a causa dei troppi cambi di programma risulta poco chiaro e difficile da utilizzare.
Questo tipo di comportamento lo abbiamo analizzato in un nostro articolo che parla di cosa può portare un applicativo software a risultare scadente.
L’esempio che vi ho portato, rispecchia la maggior parte delle aziende che sviluppano un software: che sia un prodotto per B2C o B2B, il risultato non cambia, perché il metodo è quasi sempre lo stesso.
In questi casi, gli MVP possono essere di grande aiuto.
Gli MVP, infatti, offrono una grande opportunità per evitare di concentrare le proprie risorse in un prodotto completo che può risultare poco funzionale e non risolvere il problema giusto.
Se sviluppato correttamente, infatti, un MVP permette di avere in poco tempo un prototipo simil-funzionante che può essere mostrato a una piccola parte di utenti, così da essere sicuri delle decisioni prese in fase di progettazione.
Un approccio diverso
La progettazione è tutto
Come digital agency, abbiamo visto che il miglior approccio consiste nell'investire più tempo nella progettazione rispetto a quello che si farebbe normalmente.
Un’idea ben progettata richiede minor tempo di sviluppo e permette di dimezzare i tempi di realizzazione. Al contrario, continue modifiche e cambi di direzione come nell’esempio di prima, rischiano non solo di allungare i tempi, ma addirittura di raddoppiarli.
Ma come fanno a dimezzarsi?
Alla fine della progettazione si realizza un prototipo, che viene consegnato ad un gruppo di utenti che lo testeranno, permettendo di evidenziare problematiche che verrebbero scoperte solo alla presentazione del prodotto.
Andiamo più nel dettaglio spiegando come dovrebbe svolgersi la fase di progettazione.
Progettazione
Studio della user journey
L’approccio che preferiamo richiede molta collaborazione tra il cliente ed il team di progettazione. Sono necessari diversi incontri per capire al meglio le esigenze degli utenti ed elaborare una soluzione efficace.
Per ottenere un buon risultato si deve analizzare la user journey e realizzare un prototipo in grado di soddisfare le necessità dell’utente. L’obiettivo di un prototipo è quello di verificare l’adeguatezza delle soluzioni trovate durante la fase di progettazione e far testare agli utenti il prodotto, così da evidenziare eventuali difetti o mancanze nello stesso. Il prototipo viene realizzato senza scrivere nemmeno una riga di codice.
Come è possibile? Grazie a strumenti esistenti come Figma! (Se non sai cos'è, dai una letta al nostro articolo).
Figma è uno strumento di progettazione e prototipazione, ovvero uno strumento che permette di progettare le interfacce e di metterle in relazione l’una con l’altra tramite un set di azioni come click, scroll e cambi pagina. La combinazione di queste azioni permette di realizzare un prototipo da far testare ad un piccolo gruppo di utenti, così da avere i primi feedback sull’idea in poco tempo.
Dopo aver ricevuto i primi feedback, si può aggiustare il prodotto e una volta riconfermato con il gruppo di test, si può passare alla fase successiva.
Sviluppo
Tipica startup alle prese con la fase di sviluppo
Una volta confermato il prototipo, nella maggior parte dei casi non è opportuno andare a sviluppare il prodotto nella sua interezza, perché richiederebbe comunque molto tempo per uscire sul mercato completo. Ecco che, a questo punto, la decisione migliore è quella di capire quali sono le funzionalità indispensabili per rendere il prodotto realmente innovativo.
Ogni prodotto ha un insieme di funzionalità accessorie che lo rendono completo, ma come dice il termine stesso, se sono accessorie, se ne può fare a meno. La parte difficile è capire realmente quali sono accessorie e quali indispensabili. In questo caso è importante affidarsi a un consulente esperto, perché riesce a guardare l’idea da un punto di vista diverso ed è imparziale nella scelta delle funzionalità indispensabili.
Scelte le funzionalità indispensabili, si comincia con la fase di sviluppo. Ecco che questa fase tanto sofferta nell'esempio precedente, diventa molto più lineare e semplice perché si ha una guida ben precisa (prototipo) da seguire. I programmatori potranno strutturare il software per supportare le funzionalità indispensabili e prevedere già quali saranno quelle accessorie, così da farsi trovare preparati per lo step di sviluppo successivo.
Il risultato?
Prodotto di qualità e facile da utilizzare;
Utenti soddisfatti e pronti ad investire soldi nella startup che ha dato una soluzione ai loro problemi;
La startup ha potuto investire in altre attività necessarie, dato che non ha dovuto sviluppare di nuovo il progetto nei 6 mesi successivi.
Questo è il metodo che ci permette di affrontare al meglio le sfide che ci vengono poste. È un metodo in continua evoluzione: in questo settore non c’è nulla di sicuro o certo, se non le lezioni che abbiamo imparato grazie all’esperienza e che ci aiutano a riconoscere velocemente eventuali errori.
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