Come guadagnare da un'app
05.10.2020
Nella stragrande maggioranza dei casi, quando arriva l’idea di sviluppare un’app, l’obiettivo è quello di offrire un servizio agli utilizzatori, possibilmente qualcosa di utile e nuovo. A questo generalmente subentra l’idea di poter avere dei profitti.
Guadagnare da un’applicazione non è una cosa impossibile, allo stesso modo non è nemmeno scontata. Ci sono svariati modi per monetizzare un’app, tra poco li vedremo tutti, ma la cosa che è necessaria per poter trarne davvero del guadagno è quella di coprire almeno i costi che ne sono derivati (e che in certi casi ne derivano).
Immagine di Fabian Blank da Unsplash
Quali sono i costi di un’app?
Ci sono tre tipi di costi:
Costi di sviluppo:
Sono i costi necessari alla ricerca e allo sviluppo dell’applicazione. Comprendono il costo del software e dell’hardware necessario, gli stipendi degli sviluppatori e i designer, e, se vogliamo fare i pignoli, pure costi come l’affitto dell’ufficio e l’elettricità. E non dimentichiamo i litri di caffè destinati agli sviluppatori!
Costi di manutenzione:
Sono costi molto variabili. Nel caso di applicazioni particolarmente semplici potrebbero riferirsi ad esempio solo allo sviluppo di nuove funzionalità negli aggiornamenti dell’app. In applicazioni più complicate potrebbero esserci costi per servizi terzi e infrastrutture (server, database, spazio su cloud);
Costi di pubblicazione:
Sono costi necessari per pubblicare l’applicazione negli store e dargli quindi visibilità, ma non solo: possiamo considerare in questa sezione anche i costi di un’eventuale pubblicità sponsorizzata da mostrare ad un certo target di persone per aumentare il numero di utilizzatori.
Una volta chiariti prima di tutto quali sono i costi di un’app, vediamo ora come recuperare questi costi e come eventualmente ottenere del profitto da essa.
Ci sono svariati modi per monetizzare un’applicazione:
Inserzioni pubblicitarie
È probabilmente il metodo più utilizzato (spesso abbinato anche ad altri) e il suo aspetto positivo principale è sicuramente quello di non dover chiedere all’utente di pagare per utilizzare l’applicazione.
Tuttavia non è sempre una soluzione funzionante: in generale i profitti che derivano dalle pubblicità sono molto bassi, per questo motivo questo tipo di monetizzazione funziona bene per app che sono molto scaricate e che vengono aperte più volte al giorno dagli utenti. Applicazioni che vengono usate occasionalmente generano invece guadagni bassissimi, in questo caso è meglio puntare su altro.
I banner pubblicitari inoltre rovinano l’esperienza dell’utente: da un lato questo potrebbe portare quest’ultimo a voler pagare per non vederli, dall’altro lato banner troppo invasivi possono semplicemente infastidire l’utilizzatore che potrebbe quindi decidere di non utilizzare più l’applicazione.
Acquisti in-app
Abbiamo appena citato la possibilità di pagare per rimuovere i banner pubblicitari. Questo, e molto altro, è possibile tramite gli acquisti in-app.
Gli acquisti in-app sono degli acquisti che vengono fatti direttamente all’interno dell’applicazione e non al momento del download (che avviene gratuitamente dallo store). Solitamente portano con sé delle funzionalità aggiuntive, mentre nei giochi sono usatissimi per acquistare oggetti o moneta virtuali.
Come tutti i metodi, ci sono pro e contro: gli utenti potrebbero accontentarsi delle funzionalità gratuite dell’app. È importante assicurarsi che non tutti si accontentino. Allo stesso modo è possibile provare gratuitamente l’applicazione prima di spendere del denaro: sarà facile per l’utente intuire i vantaggi delle funzioni aggiuntive, sbloccabili da uno o più acquisti successivi, che se sommati superano in media l’acquisto della stessa variante dell’app a pagamento, che ora vedremo.
Applicazioni a pagamento
Negli store non tutte le applicazioni sono gratuite: è possibile fissare un prezzo d’acquisto per scaricarle. Questo ci consente di avere subito dei guadagni ma è importante considerare che non tutti potrebbero voler spendere dei soldi senza aver provato l’applicazione prima. Inoltre dobbiamo assicurarci che l’app abbia sempre un certo numero di nuovi utenti per avere entrate stabili: il pagamento avviene una sola volta all’inizio e sarebbe difficile convincere l’utente a pagare ancora dopo.
Questo tipo di pagamento non va bene per applicazioni che hanno dei costi mensili, come ad esempio i costi di infrastruttura.
Immagine di Morning Brew da Unsplash
Abbonamenti
Ultima, ma non per importanza, il trend degli ultimi anni utilizzato da sempre più piattaforme. Sempre più compagnie stanno iniziando ad offrire servizi in abbonamento, questo perché permette all’utente di non dover “pensare troppo”, ma sbloccare direttamente tutte le funzioni dell’app per un periodo di tempo limitato (spesso dopo un primo periodo di prova gratuita).
Questo tipo di pagamento funziona quando si offrono servizi e contenuti nuovi con una certa continuità, come ad esempio Spotify o Netflix. Di certo un utente non vorrà pagare mensilmente per un prodotto che fa sempre e solo la stessa cosa.
Insomma, ci sono vari modi per monetizzare un’app, ma non sempre un determinato modo va bene per un determinato tipo di applicazione. Prima di partire in quarta con l’idea di guadagnare bisogna pensare bene a che modello di business adottare per ottenere i massimi profitti.
Hai un’idea per un’app? Contattaci! Sapremo riferirti i costi della tua idea e consigliarti il modello di business più adatto per renderla un’app di successo!
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